Descrizione

La nostra cooperativa nasce in continuità dal progetto di reinserimento sociale “Rompete le righe” che si è sviluppato nelle carceri di Ragusa, Modica e Catania. Da esperienze di formazione e work experience di cucina e pasticceria regionale, nel 2013 si è arrivati ad una nuova realtà di impresa che attua buone pratiche di economia carceraria producendo torroni e dolci che privilegiano la genuinità e le produzioni di materie prime locali. Ad aver dato origine al progetto siamo in cinque. Ci chiamiamo Giuseppe, Pino, Andrea, Maria e Giovanni. Siamo la mente, il braccio ed il cuore della cooperativa, che da più di due anni si adopera al fine di permettere ai detenuti di lavorare all’interno del laboratorio di pasticceria delle carceri. Grazie ad un programma di rotazione periodica, i detenuti “lavoratori” si alternano al laboratorio, in questo modo un numero sempre maggiore di detenuti viene introdotto a questa professione e trova nel lavoro un modo per “evadere” dalla monotonia della reclusione. Produciamo torroni, ed altri prodotti dolciari derivati dalle mandorle e dal pistacchio, prodotti della nostra terra, che appartengono alla tradizione. Abbiamo scelto di preparare prodotti semplici da realizzare e facilmente ripetibili affinché Nunzia, la nostra pasticcera, possa seguire i detenuti nella lavorazione e li possa istruire in poco tempo. Con la Cooperativa abbiamo realizzato negli ultimi anni due laboratori di produzione di torroni e altri prodotti dolciari, all’interno delle Case Circondariali di Ragusa e Catania “Piazza Lanza”. La linea biologica ha ottenuto la certificazione dell’Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale (ICEA). Chi sceglie un dolce Sprigioniamo sapori non rinuncia al buon gusto, al sapore ed alla qualità, bensì li arricchisce con un ingrediente che non tutti i prodotti hanno: ovvero il rispetto per l’uomo, la sua dignità ed il suo lavoro. I nostri prodotti uniscono all’attenzione per le materie prime e per le lavorazioni un particolare riguardo per il percorso personale di coloro che sono impegnati nella produzione, perché il detenuto che lavora riacquisisce una propria dignità personale e nuove utili competenze.